Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
Commento al Vangelo
Un comandamento nuovo, amatevi. Ma si può comandare l’amore? E in che senso è nuovo? Siamo nell’ultima cena, questo di Gesù è un discorso di addio, un testamento. In questa cena c’è chi pensa di tradirlo e chi lo abbandonerà e lui in risposta (a tutti i nostri tradimenti o abbandoni) ci lascia in testamento l’amore. Si può comandare l’amore? Tra sposi, tra genitori e figli, tra fratelli, tra amici e, secondo Gesù, anche tra vicini, tra lontani ed anche con i nemici. Inoltre: “come io ho amato voi”. Come è possibile? Quando siamo costantemente in lotta in casa, al lavoro, ovunque. Vita pesante e difficile. Come vi ho amato, amatevi. Dare la vita perché altri abbiano vita. Ecco la bella novità di Cristo. Offrirsi l’un l’altro come gara d’amore. Ricchi d’amore, ricchi dell’amore che trabocca, l’un l’altro, tra il bisogno d’amare e il bisogno di essere amati. Si può dare l’amore come comando? L’amore non risponde ad un comando, ma risponde all’amore stesso e noi siamo stati (e lo siamo per sempre) amati. Come siamo in Cristo, è possibile esserlo con gli altri e negli altri.
A cura dell’Ufficio catechistico diocesano