Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo,
Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: «Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto».
Commento al Vangelo
Finito il tempo di natale, inizia il tempo ordinario. Si spengono gli alberi di natale, si sfasciano i presepi, si torna alla routine di tutti i giorni, ma non si torna alla noia, perché come nel natale ci è stata annunciata una grande gioia, così per la nostra vita di ogni giorno, per la nostra normalità (mai banale) Dio ci parla di consolazione. “Consolate, consolate… parlate al cuore di Gerusalemme…” (1^ lettura). Che consolazione può esserci nelle storie anche faticose di tutti i giorni? Guerre, futuro incerto, problematiche sempre presenti, come parlare al cuore di chi soffre, di chi è disorientato, di chi non vede vie d’uscita? “Consolate, consolate… parlate al cuore di Gerusalemme…”. È Dio che interviene direttamente nella nostra storia per consolarci e la nostra consolazione è Gesù. Oggi lo troviamo sul Giordano a fare la fila come tutti per farsi battezzare da Giovanni, uomo tra uomini, uno dei tanti, uno sconosciuto. Mentre si battezza Gesù prega, si aprono i cieli, scende lo Spirito e c’è la voce di Dio che dice: “Tu sei mio Figlio, l’amato, in te ho il mio compiacimento”. Quale è la consolazione per noi? È che in Gesù ci siamo tutti noi, uomini tra uomini, sconosciuti tra i tanti: con il battesimo siamo diventati corpo di Cristo. Anche per noi si sono aperti i cieli, è sceso lo Spirito e la voce di Dio ci ha detto “tu sei mio figlio, l’amato, in te mi compiaccio”. In Gesù non sono più uno sconosciuto tra i tanti, ma figlio, con il DNA di Dio dentro di me, amato e immerso nello Spirito, immerso nella sua eternità. Io, nonostante tutti i miei limiti e i miei peccati, sono il compiacimento di Dio, sono la sua gioia. Ogni uomo lo è. Grande grazia, grande consolazione. Veramente Dio parla al nostro cuore.
A cura dell’Ufficio catechistico diocesano