Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”.
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
Parola del Signore.
Commento al Vangelo
L’Avvento e il Natale si ripetono, ma non sono ripetitivi: c’è l’attesa di una nascita, il cristiano è
chiamato a generare nuovamente Gesù. Nel battesimo abbiamo, come dice san Paolo ai Colossesi (3:10) “rivestito il nuovo uomo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui
che lo ha creato”. Siamo chiamati al rinnovamento e ad una conoscenza più profonda.
Per Giuseppe questo rinnovamento radicale passava per l’accoglienza di un bambino reale, che
comportava per lui andare oltre le sue aspettative umane di felicità. Dio non è distratto, sa la
difficoltà di Giuseppe e gli viene incontro con un sogno. Specchiamoci in Giuseppe: egli è un
uomo giusto, cioè corretto, non vuole fare del male, ama sinceramente la sua promessa sposa Maria.
Questa è la sua statura umana, ma per giocare la sua partita con Dio ha bisogno di altro: fidarsi di Dio, che lo chiama attraverso il sogno, e poi attraverso chissà quanti segni che impara quotidianamente a scoprire e che gli permetteranno di fidarsi completamente, fino alla santità.
Anche noi possiamo, forse, ritenerci giusti su un piano umano, ma la fede che oggi Giuseppe ci mostra è la chiamata ad entrare in un progetto non nostro, un panorama che Dio ci apre piano piano dove Lui ci conduce rendendoci attenti magari non ai “sogni”, ma ai “segni” della sua vicinanza e
del suo amore così tanto più grande del nostro cuore e capace di riempirlo e trasformarlo.
Un altro aspetto stupendo di questa storia di salvezza è che passa attraverso una nascita, speciale, sì, ma pur sempre l’attesa di un bimbo. La Vergine Maria concepisce per intervento divino, ma la sua gravidanza ripercorre le tappe stabilite sapientemente dal Creatore: anche in questo Gesù ha voluto farsi in tutto simile a noi. Ed anche in questa esperienza fuori dal comune ci sono, insieme alla fede senza ombre di Maria, trepidazioni, ansie e rischi da cui il Figlio di Dio non ha voluto esentare né
se stesso né sua madre.
Approfittiamo del tempo di Avvento, così simile al tempo carico di aspettative e di mistero di una
gestazione, per pregare per le mamme in attesa di un bimbo in mezzo a trepidazioni, ansie e rischi, accresciuti nella nostra cultura che sembra non saper più vedere la meraviglia della vita umana, la
grandezza del compito materno che il Padre ha affidato anche alla creatura più alta, la madre di Dio.
L’apertura al dono dei figli è un modo tutto speciale, anche in una prospettiva solo umana, per manifestare fiducia nella vita; da parte di chi è chiamato alla fede è ancora di più: un modo per manifestare fiducia nel Creatore, disponibilità al suo progetto di salvezza, testimonianza di amore concreto che sa rischiare come ha fatto Giuseppe. Il Salvatore si è fatto bambino per chiederci di accoglierlo senza timore, spiritualmente e concretamente nei fratelli, nei familiari, nei bisognosi, nei bambini cui il Padre affida fin dal grembo materno una vocazione stupenda per la vita e per l’eternità.
A cura dell’Ufficio catechistico diocesano





