Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Commento al Vangelo
9 novembre 324, papa Silvestro consacra la chiesa del Laterano, la prima ad essere consacrata pubblicamente, considerata la madre di tutte le chiese e rappresenta il primo segno di vittoria della fede sul paganesimo. Per questo liturgicamente è festa. Il vangelo racconta lo zelo di Gesù per il tempio, diventato luogo di scambio commerciale di buoi e pecore, pieno di cambiamonete. La casa di Dio diventata un mercato. C’è un canto liturgico di qualche anno fa che suona così: “chiesa di mattoni no, chiesa di persone sì, siamo noi, siamo noi”. Ecco la Chiesa di Dio. Tempio di Dio è Gesù, il suo corpo dato per amore, e anche noi siamo chiesa, suo unico corpo, tempio di Dio. Quante volte mercanteggiamo e profaniamo Gesù, il suo corpo, la sua persona, la sua Parola e quante volte mercanteggiamo il nostro corpo, la nostra fede, la nostra vita interiore ed esteriore! Siamo tempio di Dio spesso profanato e distrutto da noi stessi. “Distruggete questo tempio e in 3 giorni lo farò risorgere”. Il tempio di Gerusalemme, distrutto e ricostruito, come la basilica lateranense, distrutta da incendi e ricostruita, sono segno di una rinascita sempre possibile. Gesù parlava del tempio del suo corpo, distrutto e risorto, ma parlava anche della Chiesa, di ognuno di noi. Il maligno può insidiare, tentare di distruggerci, ma la vittoria in Cristo è più forte di qualsiasi nostra profanazione. La sua risurrezione è una certezza anche per noi che siamo tempio di Dio, sua presenza vivente.
A cura dell’Ufficio catechistico diocesano





