29 settembre “Chi non è contro di noi è per noi” – XXVI Domenica del T. O. anno B. Mc 9, 38-43.45.47-48

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

Commento al Vangelo
Si va sulla via dalla Galilea verso Gerusalemme, cioè verso la croce e il gruppo che è con Gesù non solo è compatto, ma mostra atteggiamenti di integralismo: solo noi possiamo fare certe vose. Che significa: noi siamo i bravi e gli altri dovrebbero fare come noi; oppure: solo noi di questo gruppo, o di questo movimento, possiamo agire in questo modo. È più o meno ciò che pensava l’apostolo Giovanni. È anche capibile: la bellezza del seguire Gesù, il vivere una esperienza forte e gratificante, il sentirsi parte di quel gruppo eletto, tutto portava all’esclusività. C’era uno che scacciava demoni nel nome di Gesù, ma non era dei loro . E’ facile pensare: che facciamo, glielo impediamo? Nel nostro oggi anche noi siamo come Giovanni e spesso vorremmo l’esclusività di certe azioni pastorali. Gesù invece ci insegna ad allargare i nostri orizzonti, perché lo Spirito può soffiare anche fuori dei nostri gruppi; c’è del bello e del buono anche in altre esperienze, purché siano in Cristo. L’importante è essere in Gesù, nella semplicità dei gesti (basta anche un bicchiere d’acqua) e nella radicalità di una vita coerente. Mani, piedi, occhi citati da Gesù sono esempi per dire quanto la vita debba essere una testimonianza continua. Non separazioni o distinzioni quindi, ma apertura ed inclusione. Le mani che donano nel nome del Signore non danno scandalo, i piedi che vanno incontro a tutti i fratelli non danno scandalo, gli occhi che rispecchiano la luce Dio non danno scandalo, non sono di inciampo. È l’amore di Dio che si espande e non rimane chiuso dentro di noi, è il Regno di Dio che avanza con e senza di noi. Ma occhio a non essere di scandalo o di inciampo o di ostacolo per noi e per gli altri. Non possiamo essere gelosi del bene che Dio permette di fare anche in realtà che non ci coinvolgono: la fede e il bene non sono un privilegio personale.

A cura dell’Ufficio catechistico diocesano