2 marzo “Può forse un cieco guidare un altro cieco?” – VIII domenica del T. O. anno C Luca 6,39-45

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».

Commento al Vangelo

Ciechi che guidono altri ciechi, superbi ed ipocriti che credono di essere migliori di altri e impartiscono lezioni, criticoni sempre pronti a dare giudizi sui comportamenti di altri, censori di difetti non propri. Una famosa favola dice che Giove mise sulle nostre spalle due bisacce, una dietro, molto pesante, piena dei nostri difetti e l’altra davanti, con i difetti degli altri e solo questi vediamo. Gesù va oltre: i nostri occhi sono appesantiti da una grossa trave, così da farci travisare ciò che vediamo. Riusciamo a vedere il male degli altri, non il nostro e Gesù non dice che non possiamo correggere gli errori degli altri, dice che dobbiamo prima concentrarci sui nostri. E’ vero infatti che tra le opere di misericordia c’è l’ammonire i peccatori, ma ammonire è diverso dal giudicare. Ammonire è ciò che fa Gesù con noi, lui che usa misericordia, che ama, che accoglie. Ammonire i peccatori, usare carità fraterna, pagliuzza negli occhi altrui e trave nei propri. È sempre questione di amore nella verità, di carità, di saper guardare a fondo se stessi prima di guardare gli altri. Ciò che muove la nostra vita non è certo l’umiltà, ma l’egocentrismo ed è proprio il non amore che ci rende ciechi e non ci fa essere buoni maestri o buoni alberi che danno buoni frutti. Ma Gesù dice anche che con l’impegno i discepoli possono eguagliare il proprio maestro. Noi non raggiungeremo mai il nostro Maestro Gesù: il suo amore, il suo annientarsi, il suo volere solo il nostro bene e la nostra felicità, è per noi irraggiungibile, ma possiamo e dobbiamo​ tenderci. Seguire il Maestro è l’unica strada per quella felicità che affannosamente cerchiamo mettendoci al centro dell’universo.

A cura dell’Ufficio catechistico diocesano