18 agosto “Pane vivo disceso dal cielo” – XX domenica del T. O. anno B Gv 6, 52-59

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Commento al Vangelo
Tema centrale è ancora il pane disceso dal cielo, l’eucaristia, che l’evangelista Giovanni presenta in questo suo sesto capitolo. Tutto il confronto con i giudei è partito dalla moltiplicazione dei pani e i giudei non capiscono, discutono animatamente, anzi, aspramente. Discutere aspramente. È l’aspramente che sorprende. Il discutere fa parte della dialettica, del confronto, di uno scambio di vedute e di esperienze, ma l’aspramente indica non un confronto, ma il tentativo di supremazia. Le mie idee sono la verità, la mia persona è la verità. Non è solo rifiuto delle idee dell’altro, è rifiuto di Dio, della sua Parola, della storia come ci si presenta giornalmente. “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”. Più volte Gesù ripete la parola carne. Dio in Gesù si è fatto “carne”, pienamente uomo. Cosa potrebbe significare quindi “mangiare” Gesù non solo nella sua divinità, ma anche nella sua umanità? Il suo essere uomo totale e perfetto entra in me, mi forma e trasforma per farmi assumere tutti i suoi tratti anche di umanità compreso l’amore, la misericordia, la mitezza, l’umiltà, ecc. Gesù un cibo per una crescita totale ed eterna. Ma come i giudei di allora, non riusciamo ad andare oltre la materialità delle cose, non riusciamo a pensare che siamo corpo e spirito e che mentre nutriamo e curiamo il corpo lasciamo morire lo spirito. “Chi mangia la mia carne avrà la vita eterna”. Ecco quale è la vita che conta nutrire e sostenere. Questa che viviamo ogni giorno non è altro che preludio, mentre invece viviamo come se tutto finisse qui. Vivacchiamo, secondo lo spirito. “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me ed io in lui”. Cosa c’è di più bello, di più emozionante, di più lusinghiero del vivere di questa dimensione alta rispetto a ciò che mi riserva il quotidiano? I padri nel deserto morirono. Noi moriamo se rimaniamo nel nostro materialismo, nell’individualismo e non ci eleviamo a vivere con Cristo. Dio sazia il cuore e lo spirito, anche se è attento anche a saziare i nostri bisogni concreti, tutti e solo umani.

A cura dell’Ufficio catechistico diocesano